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Nonostante la straordinaria importanza della sua figura, di
Zaleuco sappiamo veramente molto poco.
Egli, nativo della
colonia di Locri Epizefiri, viene riconosciuto come il primo
legislatore del mondo occidentale, ed Eusebio lo colloca
cronologicamente tra il 663 ed il 662 a.C.
La sua vita è avvolta nel mito (si tramanda che fosse stato
istruito da Atena) e la sua storia spesso si tramuta in
leggenda, tanto che nel corso dei secoli si è giunti anche
ad affermare (ed in particolare Timeo fu il più accesso
sostenitore di questa tesi) che, nonostante la certezza
dell'origine locrese del primo codice di leggi scritte
occidentali, egli non sia mai realmente esistito.
In particolare, nel corso degli ultimi secoli, alcuni
storici e filologi, tra i quali Richard Bentley o Karl
Julius Beloch, partendo da un'analisi etimologica
del suo nome che dovrebbe
significare più o meno "il luminoso" o "tutto
ciò che riluce", hanno ipotizzato che col termine
Zaleuco la gente si rifacesse (come si è ipotizzato sia
accaduto anche ad altri legislatori, vedi Licurgo "il
facitore di luce") ad una divinità solare che
diede loro le leggi, e che solo in un'epoca più tarda
sarebbe stato identificato con un essere umano.
Tale affermazione, secondo alcuni piuttosto forzata dal punto di vista
etimologico, appare comunque priva di testimonianze
storiche non esistendo, infatti, nei codici riferimenti
all'adorazione di una tale divinità presso i locresi.
Lo stesso Emanuele Ciaceri, affrontando la questione nella sua opera sulla Storia della
Magna Grecia, definì, dal suo punto di vista, prive di
fondamento le obiezioni sulla reale esistenza del
legislatore, facendo notare che anche oggigiorno vivono tra
noi persone che hanno nomi come Luciano o Celeste
che ricordano la luce del sole ed il cielo, e che ciò
accadeva sicuramente anche nell'antichità.
Ciò detto, forse la parola definitiva sulla faccenda l'ha
già messa Cicerone, nel suo "De Legibus"
nel quale egli afferma
"Quid, quod Zaleucum istum negat ullum fuisse Timaeus?",
"Che importanza può avere che Timeo abbia negato
l'esistenza di Zaleuco?"; "[...] sive fuit, sive non fuit nihil, ad rem; loquimur quod
proditum est", "(Che Zaleuco) sia esistito o
meno, non riguarda l'argomento; riferiamo ciò che è stato
tramandato". Di conseguenza, Cicerone, non attribuisce alcuna
importanza alla diatriba ed invita, piuttosto, a concentrarsi
sui fatti che sono stati tramandati: la legislazione di Zaleuco, ed il fatto che molte fonti riferiscano il nome del
legislatore come quello di una persona realmente esistita.
Chiusa questa doverosa parentesi sulla questione
dell'esistenza o meno di Zaleuco, veniamo ora al suo codice di
leggi.
L'importanza di questo codice (che, come la tradizione ci
tramanda, era ammirato da tutto il mondo greco) è notevole in quanto,
per la prima volta, le leggi venivano scritte e quindi
venivano sottratte all'arbitrario uso che ne facevano i
giudici nei tempi antichi; e questa novità viene
sottolineata da Strabone il quale affermava che "mentre
prima si affidava ai giudici il compito di determinare la
pena per ciascun delitto, Zaleuco la determinò nelle Leggi
stesse". La pena quindi doveva essere uguale per tutti
ed a tutti nota.
Purtroppo il Corpus delle leggi non si è conservato
sino ai nostri giorni, ed oggi conosciamo solo alcune di
tali leggi grazie al fatto che ci sono state tramandate,
attraverso la loro citazione, in opere di autori antichi
quali Cicerone, Polibio, Stobeo etc. Quelle giunte sino a noi sono elencate in fondo a
questa sezione.
Non stupisca la loro durezza. Sono pur sempre leggi di più
di 25 secoli fa e per l'epoca nella quale vennero emanate
erano leggi "moderne" e che, in alcuni casi
(vedi il divieto di possedere schiavi), precorrevano i tempi
di molti secoli; il fatto, poi, che fossero scritte era una
garanzia in più per il popolo, in un periodo nel quale la
legge era più uno strumento a favore delle classi
benestanti piuttosto che una delle basi fondamentali ed
indispensabili di una società che oggi definiremmo civile.
La natura fortemente conservatrice di tali leggi permise
alla città di Locri Epizefiri di prosperare a lungo ed esse
vennero rispettate anche nei secoli successivi alla morte
del loro ideatore: Zaleuco, il primo legislatore
occidentale. |
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