Le vicende che
interessarono Locri Epizefiri nel III sec. a.C. (vedi
Storia)
e che causarono un notevole ridimensionamento economico e demografico del
suo nucleo urbano, contribuirono ad avviare un processo di sviluppo di
insediamenti diffusi sul territorio.
Insediamenti che successivamente, in età imperiale, dal punto di
vista economico e residenziale, presero il sopravvento sulla città stessa
la quale, invece, continuò a mantenere fino alla fine il suo primato in
campo amministrativo.
Il cuore di tali nuovi insediamenti era
costituito dalla Villa; posta al centro di una grande proprietà
terriera, essa era costituita da un complesso di edifici completamente
autonomo e dalle molteplici funzioni. La sua struttura tradizionale era,
infatti, composta da un insieme di ambienti dedicati agli alloggi ed alle
attività quotidiane del proprietario e dei suoi ospiti (pars urbana),
e da una parte dedicata alla produzione agricola con la presenza di
strutture quali stalle, granai, magazzini ed altri ambienti di lavoro
nonchè degli alloggi del vilicus (il fattore alle dipendenze del
proprietario della villa) e dei suoi familiari (pars rustica).
Tra i siti meno noti e di cui rimangono scarsissimi resti citiamo
soltanto le Villae di c.da Salìce e di c.da Giudeo ad Ardore e la
Villa di c.da S. Antonio a Bianco.
Un discorso a parte, invece, merita un altro importante complesso
residenziale situato a poca distanza dalla cinta muraria dell'antica
Locri: il
palatium tardoantico di Quote San Francesco. Sito le cui
strutture architettoniche evidenziano la fase di transizione dalla
tipologia classica della Villa romana a quella che, viste le
mutate esigenze della società, sarà la tipologia base dalla quale si
evolveranno gli edifici padronali in età medievale.
La scoperta di tali siti e gli studi su di essi condotti dagli
archeologi hanno permesso di guardare sotto una nuova luce il periodo
romano, soprattutto l'età imperiale, nell'area della Locride.
Quello che, infatti, per lungo tempo era stato considerato un periodo
privo di sviluppi e di interesse rispetto all'età greca appare, invece,
oggi come una fase storica dinamica nella quale l'opulenza e la
raffinatezza dell'aristocrazia romana, che visse in questo territorio,
si manifestò nella realizzazione di strutture monumentali che nulla
avevano da invidiare rispetto a siti analoghi edificati in altre zone
dell'impero.
LE PRINCIPALI VILLAE ROMANE DEL TERRITORIO DELL'ANTICA LOCRI AD OGGI NOTE
LA VILLA DI PALAZZI DI CASIGNANA
I resti della Villa,
scoperti nel 1963 a seguito dei lavori per la costruzione di un nuovo
acquedotto, sorgono a circa 14km a sud dell'area archeologica dell'antica
Locri. La denominazione del sito, che sorge nel territorio del comune di
Casignana, deriva dal toponimo moderno della zona in cui tali resti sono
stati riportati alla luce; toponimo tipico dei luoghi in cui si conserva
memoria di antiche vestigia ormai non più visibili.
Gli approfonditi studi che hanno interessato il sito negli ultimi
vent'anni hanno permesso di far risalire il primo nucleo del complesso
abitativo alla metà del I sec. d.C.; gli splendidi pavimenti a mosaico che
qui sono stati riportati alla luce e che ricoprono, complessivamente, una
superficie di oltre 500mq (il più vasto esempio di pavimentazioni musive
della Calabria romana fino ad oggi noto) risalgono, invece, al III sec.
d.C. (caratterizzati da tessere di grandi dimensioni di colore bianco e
verde) ed al IV sec. d.C. (policromi e formati da tessere di piccole
dimensioni).
PALAZZI DI CASIGNANA, TERME ORIENTALI - FRIGIDARIUM SALA DELLE NEREIDI, PARTICOLARE DEL MOSAICO
PALAZZI DI CASIGNANA, COMPLESSO RESIDENZIALE SALA DELLE QUATTRO STAGIONI, MOSAICO
L'intera Villa, della
quale sino ad oggi sono stati esplorati oltre 50 ambienti, si sviluppa
intorno ad un grande cortile porticato (40m x 24m), posto al centro
della struttura, dal quale si accede alle varie zone del complesso; il
lato est introduce al nucleo residenziale vero e proprio, con le sue
strutture monumentali che sorgono a ridosso della costa (ed il cui
studio è reso difficile dalla presenza della S.S. 106 che lo attraversa
e lo separa dal resto delle strutture della Villa), il lato sud conduce
ad una serie di ambienti di servizio, il lato nord (in parte occupato da
una struttura moderna) non è stato ancora completamente esplorato mentre
il lato ovest è occupato dall'impianto termale della Villa.
Quest'ultimo, suddiviso in due settori con funzioni identiche
(denominati dagli archeologi rispettivamente Terme Occidentali e
Terme Orientali) presenta, in entrambi i settori, tutti gli
ambienti tipici delle terme romane: frigidarium, tepidarium
e
calidarium oltre ad altri ambienti con funzioni ancor più peculiari
quali il laconicum (una sorta di sauna). Particolarmente
interessante il sistema attraverso il quale le terme (ed alcuni ambienti
ad esse adiacenti) venivano riscaldate e che, dai praefurnia (i
forni sotterranei utilizzati per riscaldare gli ambienti tiepidi e
caldi), agli ipocausti con suspensurae
(gli spazi cavi realizzati per consentire il passaggio dell'aria calda
nei quali venivano inseriti piccoli pilastri composti da mattoni
sovrapposti a sezione quadrata o circolare su cui erano realizzate le
pavimentazioni degli ambienti termali), ai
tubuli (i condotti in laterizio a sezione quadrata o rettangolare
che permettevano il passaggio dell'aria calda anche nelle pareti), è
ancora oggi chiaramente identificabile ed apprezzabile in tutte le sue
singole parti.
PALAZZI DI CASIGNANA, TERME OCCIDENTALI - CALIDARIUM PAVIMENTO CON MOSAICO A MOTIVI GEOMETRICI
PALAZZI DI CASIGNANA, TERME ORIENTALI - CALIDARIUM VASCA SEMICIRCOLARE
La Villa, che per la
ricchezza, la qualità e lo stato di conservazione delle strutture che
sono state riportate finora alla luce rappresenta uno tra i complessi
archeologici di età romana più importanti dell'Italia meridionale,
raggiunse il massimo splendore e la massima espansione agli inizi del IV
sec. d.C., costituendo un piccolo insediamento di circa 5000 mq;
dimensioni tali da essere ipotizzabile una sua funzione di statio
(che alcuni studiosi identificano con l'Altanum tramandata nell'Itinerarium
Provinciarum Antonini Augusti) lungo la strada che si sviluppava
lungo la costa jonica del Brutium. Il suo abbandono e la cessazione di
quelle che furono le sue funzioni risale invece alla prima metà del V
sec. d.C., mentre una frequentazione ed un riutilizzo dei suoi ambienti
è attestabile fino al VII sec. d.C.
LA VILLA DEL NANIGLIO
Collocata sugli ultimi
lembi delle colline che digradano verso la costa, in una posizione
decisamente panoramica (affacciata sulla vallata del fiume Torbido ed a
pochi chilometri dal mare), l'area archeologica della Villa del Naniglio
sorge nel territorio del comune di Gioiosa Jonica, in località Annunziata,
a circa 18km a nord del sito archeologico dell'antica Locri.
L'esplorazione dell'area e lo studio delle strutture riportate alla luce
fino ad oggi collocano la costruzione del primo nucleo del complesso
residenziale tra la fine del I sec. d.C. e gli inizi del II sec. d.C.;
l'area continuò poi ad essere ampliata fino al IV-V sec. d.C. prima di
essere colpita da un evento naturale (probabilmente un'alluvione) che ne
causò il completo abbandono. E' comunque ipotizzabile, grazie ad alcuni
rinvenimenti di materiale ceramico databile tra il VI sec. d.C. ed il IX
sec. d.C., una frequentazione di almeno alcuni dei suoi ambienti anche nei
secoli immediatamente successivi al suo iniziale abbandono.
Tra le
strutture meglio conservate dell'area archeologica (e, di sicuro, tra i
più suggestivi luoghi dell'archeologia calabrese) si colloca la sala
ipogea detta "Naniglio" (da cui deriva la denominazione moderna della
Villa). Risalente al II-III sec. d.C., si tratta di un grande ambiente
sotterraneo, conservatosi nella sua interezza, di forma rettangolare (10m
x 17m) diviso in tre navate dagli otto pilastri sui quali è impostato il
sistema di volte a crociera in opus caementicium che ricopre
l'intera sala. Il termine Naniglio, probabilmente di origine medievale,
deriva dal greco bizantino ἀνήλιος
(anelios, senza sole) e si adatta perfettamente
alla struttura, la cui funzione principale si ritiene fosse quella di cisterna
per la raccolta delle acque.
NANIGLIO - L'INGRESSO ATTUALE ATTRAVERSO L'AVANCORPO
NANIGLIO - L'INTERNO
La struttura del Naniglio
è completata da un avancorpo, edificato in una fase successiva su uno dei
lati brevi della sala ipogea, che funge oggigiorno anche da accesso alla
sala stessa non essendo più praticabile (ma, comunque, ancora visibile)
l'originaria scala a chiocciola che consentiva l'accesso dall'alto alla
cisterna. Tale avancorpo è costituito da due piccoli vani coperti da volte
a botte. Di particolare interesse, nel vano est, la presenza di un'edicola
votiva e di un altare con tracce di decorazioni; particolari, questi, che
permettono di ipotizzare la funzione di ninfeo di tale ambiente.
NANIGLIO - AVANCORPO, AMBIENTE OVEST
NANIGLIO - AVANCORPO, AMBIENTE EST
Ad est del Naniglio, la
cui struttura si colloca in posizione centrale rispetto all'intera area
archeologica, sono stati riportati alla luce i resti di quelli che furono
gli ambienti termali della Villa; mentre sul lato ovest sono ancora oggi
apprezzabili vari ambienti appartenenti all'area residenziale del
complesso, tra i quali alcuni con pavimentazione musiva (realizzata tra la
seconda metà del II sec. d.C. e gli inizi del III sec. d.C.) a motivi
prevalentemente geometrici.
VILLA DEL NANIGLIO, AREA RESIDENZIALE - AMBIENTI VARI
VILLA DEL NANIGLIO, AREA RESIDENZIALE - PAVIMENTO A MOSAICO
La maggior parte
dell'area archeologica della Villa del Naniglio rimane ancora da
esplorare e quanto riportato finora alla luce, con le campagne di scavo
degli anni ottanta e del 2010-2011, lascia facilmente immaginare le
ricchezze di questo complesso monumentale che ancora si celano nel
sottosuolo.
IL TEATRO ROMANO DI MARINA DI GIOIOSA JONICA
Il teatro romano di Marina
di Gioiosa Jonica si trova a circa 12km a nord del parco archeologico
dell'antica Locri. Collocato nel tessuto urbano dell'abitato moderno della
cittadina jonica esso risale al III-IV sec. d.C. e, con molta probabilità,
apparteneva ad una Villa o ad una statio (Subsicivo?) sviluppatasi
in età imperiale in quell'area.
Dell'edificio, ancora oggi
utilizzato per manifestazioni di vario genere, sono chiaramente
identificabili le tipiche strutture del teatro quali la cavea, l'orchestra
e l'impianto scenico. La cavea, in particolare, costruita non più come in
epoca greca su un pendio naturale ma su un terreno pianeggiante, è
costituita da una serie di muretti concentrici che, in antichità, dovevano
essere rivestiti in lastre di pietra sulle quali trovavano posto gli
spettatori. Sulla base dei calcoli effettuati dagli studiosi, che
ritengono che in passato la cavea fosse composta da una serie di venti
muretti concentrici, la capienza massima del teatro poteva raggiungere le
1200 persone.
MARINA DI GIOIOSA JONICA - TEATRO ROMANO
MARINA DI GIOIOSA JONICA - TORRE DEL CAVALLARO (XVI SEC.)
Di fronte al teatro,
oltrepassata la linea ferroviaria, si trova una torre di avvistamento del
XVI secolo (Torre del Cavallaro) nei dintorni della quale, negli anni
venti del secolo scorso, vennero condotti alcuni saggi di scavo che
portarono alla scoperta di vari ambienti identificati come appartenenti ad
un edficio termale di età imperiale. Tali strutture, oggi non più visibili
in quanto nuovamente interrate subito dopo lo scavo, avvalorano l'ipotesi
della presenza nell'area di una villa (o di una
statio) e fanno presumere l'esistenza nella zona di ulteriori
strutture di epoca romana.
IL PALATIUM TARDOANTICO DI QUOTE SAN FRANCESCO
Poco al di fuori della
cinta muraria dell'antica Locri, in località Quote San Francesco del
comune di Portigliola, sorgono i resti di un complesso di edifici il cui
nucleo originario si può far risalire alla seconda metà del V secolo d.C.
Si tratta di una particolare tipologia abitativa che riprende i canoni
classici della Villa romana la quale, completamente autonoma e posta al
centro di un'ampia porzione di terreno, svolge le funzioni di luogo di
residenza del proprietario e, al tempo stesso, di centro di produzione e
gestione delle attività agricole del territorio che la circonda. Ma,
rispetto alla Villa classica, le strutture di Quote San Francesco
presentano una peculiarità tipica degli edifici padronali di epoca
medievale: la compattezza e la chiusura verso il mondo esterno. L'esatto
opposto, quindi, della Villa romana che con i suoi ambienti porticati si
apriva sul territorio che la circondava e con esso si integrava.
Tale fondamentale differenza è dettata dal particolare periodo storico
durante il quale l'area di Quote San Francesco si sviluppa; un periodo di
transizione, derivante dal definitivo collasso dell'Impero Romano
d'Occidente, in cui diventa indispensabile considerare l'aspetto difensivo
durante la realizzazione degli ambienti destinati ad ospitare il
dominus e la sua famiglia.
Oggigiorno il Palatium, di cui si
sono conservate strutture murarie che raggiungono i 4 metri di altezza, si
presenta come un complesso abitativo nel quale possono essere identificati
due nuclei principali: quello residenziale, che in origine doveva
svilupparsi su due livelli, e quello termale.
Dagli studi
effettuati e dai reperti fino ad oggi riportati alla luce è stato
possibile determinare che l'area di Quote San Francesco continuò a
svilupparsi e ad essere abitata fino al VII-VIII sec. d.C., periodo che
coincide con il definitivo abbandono della costa da parte degli ultimi
abitanti del territorio dell'antica Locri causato dal diffondersi della
malaria e dall'incremento delle incursioni arabe. Tuttavia l'area
archeologica, ancora oggi, può dirsi solo parzialmente esplorata e
unicamente con nuove campagne di scavo si potranno ottenere ulteriori
informazioni, fondamentali per meglio comprendere le vicende che hanno
interessato questo singolare (quanto unico, per il panorama tardoantico
calabrese) complesso residenziale.
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