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La zona archeologica di
contrada Marasà si trova alle spalle del Museo
Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri ed è caratterizzata dalla presenza di un
grande santuario del quale, ancora oggi, possono
essere apprezzate tutte le componenti principali: il
temenos (lo spazio sacro recintato e consacrato alla
divinità nella quale sorgevano tutte le strutture
adibite al culto); gli altari ed il tempio.
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Il primo studio sistematico dell'area risale alla fine
del XIX secolo e venne operato da Paolo Orsi. In
seguito l'area venne ulteriormente studiata e la zona
di scavo costantemente ampliata; ciò nonostante i
confini originari del temenos non sono ancora stati
individuati.
Dagli
studi fatti si è potuto apprendere che il santuario
venne costituito, probabilmente, verso la metà del VII
sec. a.C. (quindi non molto tempo dopo la fondazione
della polis). Dello splendido tempio ionico che lo
caratterizzava, purtroppo ci sono pervenuti pochissimi
resti (in particolare la base occidentale del
basamento) soprattutto a causa della sistematica
asportazione, operata nel XIX secolo, dei blocchi di
calcare (riutilizzati nella costruzione di strutture
moderne) che ne costituivano il basamento. Tale
asportazione permise, però, all'Orsi di studiare i
resti del tempio arcaico che, altrimenti, sarebbero
rimaste coperte dalla struttura del tempio ionico.
IL TEMPIO Clicca sull'immagine per accedere alla Sezione Foto relativa a Marasà
Il tempio arcaico, realizzato in blocchi di arenaria,
risale alla fine del VII secolo a.C. ed era costituito
da una cella allungata con pronao che complessivamente
misurava 22 metri in lunghezza ed 8 metri circa in
larghezza. Contemporanee ad esso sono altre strutture
rinvenute all'interno del temenos tra le quali vanno
segnalati due basamenti sui quali, probabilmente,
sorgevano gli altari arcaici.
Verso la metà del VI sec. a.C. il tempio venne modificato.
Questa volta per le strutture murarie vennero
utilizzati blocchi di calcare e la cella assunse la
tipica struttura arcaica con il cosiddetto "pieno in
asse", ossia la presenza di una fila di colonne (in
legno) lungo l'asse centrale che dividevano l'ambiente
in due navate. Sia dinanzi al pronao che alle spalle della
cella venne eretta una fila di quattro colonne
ed il tutto venne circondato da una peristasi
facendo assumere al tempio la forma di
esastilo-periptero con il lato lungo di 35,5 metri
(sul quale probabilmente sorgevano 14 colonne) ed il
lato breve di 17 metri.
Nella prima metà del V
sec. a.C. il tempio subì una nuova trasformazione,
questa volta più radicale. La struttura originaria
venne, infatti, abbattuta e si diede inizio alla
costruzione di una tipologia di tempio totalmente
diversa con un orientamento modificato rispetto
all'edificio precedente.
Il nuovo tempio, le cui dimensioni erano maggiori di
quelle del tempio arcaico (45,5 metri per il lato
lungo, con 17 colonne, e 19 metri per il lato breve)
venne realizzato in stile ionico mediante l'utilizzo
di blocchi di calcare di ottima qualità, probabilmente
fatti arrivare da Siracusa. Anch'esso era
esastilo-periptero e la peristasi circondava una cella
con pronao ed opistodomo.
In quello che era il punto centrale della cella del
tempio ionico si possono ancora oggi osservare i resti
di un bothros le cui pareti esterne si pensa
fossero rivestite dal cosiddetto "Trono Ludovisi".
IL BOTHROS Clicca sull'immagine per accedere alla Sezione Foto
Al
tempio ionico, ed in particolare alla sua fronte
occidentale, appartenevano le sculture in marmo dei
Dioscuri che, insieme ad una statua
acefala di una
Nereide riportata alla luce alcuni anni prima,
era posto o come decorazione acroteriale o all'interno
del triangolo del frontone.
Contemporaneamente al tempio ionico ed a circa 15
metri dalla sua fronte orientale, venne eretto un
grande altare delle dimensioni di 12,80 x 2,60 metri
circa, realizzato con lo stesso materiale utilizzato
per la costruzione del tempio ionico.
Nonostante gli studi approfonditi che sono stati
dedicati all'area sacra ed al tempio in particolare,
non si è ancora in grado di stabilire a quale divinità
esso fosse consacrato. L'ipotesi principale indica
Afrodite sulla base dell'importanza che il suo culto
aveva presso gli antichi Locresi e per via del
rinvenimento di alcuni manufatti votivi, in
terracotta, ad essa dedicati. Altre ipotesi, invece,
indicano
Zeus (per via del ritrovamento di alcune terrecotte
che lo raffigurano) oppure i Dioscuri (dato il
rinvenimento nell'area del gruppo marmoreo
di cui si è detto in precedenza).
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Salvatore La Rosa e possono essere utilizzate solo con l'esplicito
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