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LOCRI EPIZEFIRI



Salvatore La Rosa
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GLI ALTRI SANTUARI

     

TEMPIO DI "CASA MARAFIOTI" (TEMPIO DI ZEUS?)

 

Risalente alla seconda metà del VI sec. a.C., il tempio dorico di "Casa Marafioti" sorge non distante dal teatro. Tale denominazione la si deve al fatto che parte del suo perimetro venne utilizzato, in epoca moderna (XVIII sec.), come fondamenta del "Casino Imperatore", in seguito divenuto l'abitazione della Famiglia Marafioti.

In origine, molto probabilmente, il tempio doveva essere dedicato a Zeus, ed a questa conclusione (comunque non definitiva) gli studiosi sono giunti dopo il rinvenimento di una iscrizione in caratteri greci, risalente al III-II sec. a.C., nella quale appare una dedica (AINEASON....SOTERI) a Zeus il Salvatore.
 
La prima esplorazione del tempio risale al 1830 e la si deve a Honoré Théodoric d'Albert, duca di Luynes, che intraprese lo scavo intorno all'edificio noto allora come "Casino Imperatore" (in seguito "Casa Marafioti"); scavo che, come ci informa lo stesso duca di Luynes, portò alla scoperta di buona parte del basamento occidentale del tempio, ma l'averlo riportato alla luce in un periodo nel quale non esisteva assolutamente alcun controllo sulla zona, ne segnò drammaticamente il destino in quanto la pietra venne ben presto depredata per essere riutilizzata.

"Da assai tempo mi premeva di controllare quanto fondamento avessero le voci,
che nel sito dell'attuale casa Marafioti sorgesse un tempo un tempio greco [...]"

(Paolo Orsi, Notizie degli scavi di antichità, Serie V, Vol. VIII - Supplemento 1911 - Roma 1912, Pag. 27)

Ciò fece si che Paolo Orsi, nel 1910, allorquando incominciò lo scavo della zona, si trovò di fronte a pochissimi resti che, per quanto esigui, consentirono all'archeologo di delineare la pianta del tempio e di raccogliere comunque numerose informazioni sull'antico santuario nonchè di riportare alla luce il famoso gruppo statuario in terracotta detto del "Cavaliere di Marafioti". Una volta terminato lo studio dei resti, la zona venne nuovamente ricoperta ed oggi non affiorano segni visibili delle strutture.

 

IL SANTUARIO DI ZEUS OLIMPIO

 

Al momento il Santuario di Zeus Olimpio non è stato ancora localizzato, eccezion fatta per una teca cilindrica, in pietra calcarea, veramente notevole (del diametro di 125 cm. ed alta circa un metro e mezzo con pareti spesse 31 cm.) chiusa da un pesante coperchio, che fungeva da archivio del Santuario stesso.

 
 

Riportata alla luce clandestinamente verso la fine degli anni '50, la teca venne depredata del suo contenuto; fortunatamente, dopo poco tempo, una parte del contenuto stesso, 39 tabelle bronzee, venne recuperato, permettendo così agli studiosi di venire a conoscenza di importanti informazioni sull'antica città e sull'esistenza di questo ulteriore Santuario.

Nel corso degli anni si è pensato di poter ricollegare la teca con il Tempio di "Casa Marafioti", ma la distanza fra i due monumenti ed il dislivello tra essi ha convinto gli esperti del fatto che il Tempio di Zeus Olimpio vada ricercato altrove e che la teca, probabilmente, fosse parte integrante del temenos del santuario.

  Santuario di Zeus Olimpio - Il Coperchio della Teca

SANTUARIO DI ZEUS OLIMPIO - Il coperchio della Teca

 
         

IL SANTUARIO DI GROTTA CARUSO (o Grotta delle Ninfe)

 

Il Santuario di Grotta Caruso, conosciuto anche come Grotta delle Ninfe (che qui erano venerate), si sviluppava all'interno di una grotta, al di fuori delle mura cittadine, che si trova nell'odierna contrada Caruso. Già attivo nel VI sec. a.C., il Santuario era uno dei tanti esempi di come gli antichi vedessero nelle risorse naturali vitali per la sopravvivenza della comunità (in questo caso si trattava di una sorgente), un segno divino da onorare e venerare.
 
Il Santuario venne ufficialmente scoperto dal prof. Paolo Enrico Arias nel 1940, ma si sa per certo che già un anno prima alcuni contadini avevano depredato l'area per rivenderne i reperti. Nonostante ciò, comunque, l'Arias riuscì a riportare alla luce un grandissimo numero di terrecotte votive, tra le quali abbondavano testine e busti femminili, piccoli Pan, statuette di suonatori di flauto e di cetra, modellini di grotte e fontane e tantissimo altro materiale, a testimonianza di quanto fosse sviluppata l'arte a Locri in quel periodo.
 
Oggigiorno la visita del luogo non è molto agevole in quanto la grotta crollò in gran parte dopo la conclusione degli scavi; i suoi reperti possono, però, essere apprezzati presso il Museo Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri e presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria.

 
     

IL SANTUARIO DI ZEUS SAETTANTE

 

Alle spalle del Museo Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri, poco prima di imboccare il sentiero che porta al Tempio di Marasà, si trova un'area (adiacente alla torre quadrata che caratterizza l'angolo est della struttura muraria dell'antica città) nella quale gli archeologi hanno individuato diversi depositi votivi risalenti ad un periodo compreso tra il V sec. a.C. ed il III sec. a.C.

 
  Santuario di Zeus Saettante - Strutture di Epoca Romana

SANTUARIO DI ZEUS SAETTANTE - Strutture di Epoca Romana
(Sullo sfondo la torre all'angolo est delle mura)

 

Da tali depositi è stata recuperata una notevole quantità di manufatti in terracotta raffiguranti Zeus pronto a scagliare il fulmine che hanno permesso agli studiosi di ipotizzare l'attribuzione di quest'area sacra proprio a Zeus Saettante.

L'esplorazione e lo studio del Santuario si sono, sin da subito, rivelate molto complesse a causa della presenza di strutture di epoca romana che si sono sovrapposte all'antica area sacra e per via dell'attività umana che nel corso dei secoli ha modificato irreparabilmente il luogo.

Tutto ciò spiega come a tutt'oggi non sia ancora stato possibile riportare alla luce nemmeno una piccola parte di quelle che furono le strutture monumentali originali del Santuario.

 
     
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