La polis di Locri Epizefiri era
organizzata secondo un modello tipico della madrepatria. Una rigida aristocrazia
conservatrice e guerresca deteneva il potere e lo esercitava attraverso
l'"Assemblea dei Mille" che comprendeva, probabilmente, tutti i cittadini
che godevano dei pieni diritti politici; la popolazione era, poi, suddivisa in tre tribù
e trentasei fratrie.
Ma il cuore dell'ordinamento locrese era la legislazione di
Zaleuco, il primo legislatore occidentale, risalente, con molta probabilità, al VII sec.
a.C. Era, questa, una legislazione assolutamente straordinaria per l'epoca;
innanzitutto era scritta e, quindi, come del resto sottolinea Strabone, non sottostava
all'arbitrarietà dei giudici; inoltre le sue leggi severissime, basate sulla "legge del
taglione", che al giorno d'oggi potrebbero sembrare "barbare", per
l'epoca rappresentavano senz'altro un progresso di civiltà e di umanità ed
evitavano vere e proprie "faide" con vendette familiari in serie che erano una
consuetudine per l'epoca.
Era, senza dubbio, una legislazione estremamente conservatrice, chiusa
ad ogni possibile mutamento degli equilibri esistenti, che permise per un
lungo periodo alla polis di prosperare in pace con ben pochi problemi interni da risolvere
permettendo quindi, alla classe dirigente, di concentrarsi sulla crescita della città,
sull'espansione dei territori controllati e sul controllo delle popolazioni nemiche.
Per meglio comprendere la società locrese dell'epoca si deve
anche ricordare l'importanza del ruolo ed il prestigio sociale della donna a Locri.
Prestigio che ad essa derivava non solo dal ruolo rivestito nei culti cittadini, ma anche
dai notevoli diritti di cui era in possesso sul piano giuridico, come ad esempio il
diritto a perpetuare nel tempo l'eredità (e quindi il nome) della famiglia anche in
caso di scomparsa degli uomini (mariti, figli, fratelli ecc.); tutto ciò, unito anche a
quanto riferisce Polibio sulla nobiltà Locrese (che, secondo lo storico, traeva origine
dalle donne e non dagli uomini), ha portato molti ad ipotizzare a Locri la presenza di
una forma di matriarcato che non è, però, suffragata da dati certi.
Tra il VII ed il VI sec. a.C. lo sviluppo della polis era ormai ben
avviato; la città si era sviluppata con un impianto
urbanistico razionale ed ordinato, ed i suoi santuari con i
loro culti cominciavano ad essere conosciuti ovunque nel
mondo greco. La situazione interna era quindi più che
ottimale e si poté pianificare un'espansione del controllo
sul territorio anche attraverso la fondazione di sub-colonie;
ciò venne dettato, oltre che da un desiderio di maggiore
controllo della zona, anche dal notevole sviluppo
demografico della città che rischiava di far vacillare i
fragili equilibri esistenti. Così, probabilmente verso la
fine del VII sec. a.C., sorsero Medma (l'odierna Rosarno) ed
Hipponion (oggi Vibo Valentia).
L'ESPANSIONE SUL TIRRENO
Con la fondazione di queste due sub-colonie Locri Epizefiri controllava
ormai una parte notevole di territorio che andava dallo Ionio al Tirreno e comprendeva le
zone montuose racchiuse tra le due coste; incominciavano così a nascere le storiche
rivalità con Crotone e Reggio che vedevano in Locri un problema ed un pericolo per i
rispettivi progetti espansionistici e si ponevano, quindi, le basi per i futuri
scontri.
|