Agli inizi del V secolo gli equilibri tra le
colonie della Magna Grecia mutarono nuovamente. Crotone,
infatti, dopo aver distrutto Sibari (nel 510 a.C.) riacquistò
il controllo di gran parte del territorio che le era stato
sottratto dopo la
sconfitta della Sagra e, addirittura, lo
ampliò.
Tutto questo danneggiò soprattutto Locri Epizefiri la quale, dopo aver
vissuto quello che fu uno dei periodi più floridi di
tutta la sua storia dopo la vittoria contro Crotone, si
trovava ora a dover affrontare una difficilissima situazione
che la vedeva, giorno dopo giorno, perdere il controllo di
zone sempre più ampie di quello che fu il vasto territorio da
essa controllata.
Infatti, in questi anni, sembra che Locri perse il controllo
diretto di tutte le sue sub-colonie
e delle città che aveva integrato sotto la sua influenza dopo
la
vittoria della Sagra, compresa la vicina Kaulon, la quale
ricadde nuovamente sotto il controllo di Crotone.
Nonostante questo, però, durante il V secolo Crotone non
costituì mai una vera minaccia per Locri Epizefiri.
La vera minaccia per Locri venne da Reggio la quale, una volta
capito che Crotone pur rappresentando sempre una minaccia per
il proprio territorio non sembrava al momento interessata a
muovere guerra verso sud, pose gli occhi su Locri, in questo
momento in difficoltà, per liberarsi finalmente dal giogo
geografico che Locri stessa le aveva imposto impedendole di
espandersi visti i confini ravvicinati tra le due città.
Nel 477 a.C. l'esercito reggino guidato da Leofrone, figlio di
Anassilao, signore di Reggio, si preparava ad attaccare in
forze Locri Epizefiri. Lo scontro venne, però, evitato grazie
ad un deciso intervento diplomatico di Gerone, tiranno di
Siracusa (al quale i Locresi avevano chiesto aiuto), che
riuscì a dissuadere Anassilao dai suoi intenti.
Da questo momento, i rapporti tra Locri e Siracusa divennero
sempre più stretti, dando vita ad un'alleanza che avrà un peso
rilevante per la storia della Magna Grecia.
LA GUERRA DEL PELOPONNESO E LE SUE CONSEGUENZE IN OCCIDENTE
Nella seconda metà del V sec., la grande
guerra tra Atene e Sparta (la guerra del Peloponneso) ebbe,
inevitabilmente, le sue ripercussioni anche nel mondo greco
d'occidente, soprattutto a causa della politica
ateniese, improntata, in quel periodo, a cercare di
estendere la propria influenza (e quindi il proprio controllo)
sulle colonie greche in Italia ed in Sicilia. Controllo che
cercò di esercitare anche mediante la fondazione di città
(come Thurii), la colonizzazione di Neapolis ed alcuni trattati,
come quelli con Reggio, Leontini ed altre città. Situazioni,
queste, che indubbiamente presagivano ad un impegno militare
ateniese in queste terre molto più ampio di quanto si potesse
allora immaginare.
Il pretesto per l'invio della propria flotta in Occidente
venne offerto ad Atene dalla richiesta di aiuto di Leontini
nello scontro con Siracusa (siamo nel 427 a.C.). Subito Reggio
si schierò al fianco di Atene, diventandone la base per le
operazioni navali in Occidente; mentre, naturalmente, Locri
insieme alle altre città fedeli alla lega di Sparta, scese in
campo al fianco dell'alleato siracusano.
Questa prima fase delle operazioni militari ateniesi in
Occidente si concluse nel 426 a.C. con una sconfitta presso
Locri che costrinse l'esercito e la flotta ateniese ad una
temporanea ritirata.
L'anno seguente Locri e Siracusa, convinte del fatto che il
controllo dello stretto fosse di fondamentale importanza
strategica per le sorti della guerra, decisero un attacco
comune via mare contro Messene (l'antica Zancle, alla quale
Anassilao di Reggio, una volta assuntone il controllo, aveva
imposto il nome della sua città d'origine) e la occuparono; nel contempo, mentre la
flotta era impegnata a Messane, l'esercito Locrese attaccò in
forze il territorio reggino per evitare che Reggio potesse
intervenire in soccorso di Messene e, dopo averlo devastato,
si ritirò.
Seguì un periodo di scontri continui, sia per mare che per
terra, tra gli eserciti Siracusani e Locresi contro i loro
nemici Ateniesi e Reggini, in cui si ebbero alterne vicende e
che si conclusero intorno al 422 a.C.
Dopo un breve periodo di tranquillità, nel 416 a.C. Atene
tentò nuovamente di partire alla conquista della Sicilia e,
per far questo, spostò da Corcira a Reggio una flotta di 136
navi da guerra con a bordo un esercito di circa 6500 uomini;
nell'inverno del 415 a.C., avendo la flotta ateniese ricevuto
ulteriori rinforzi, tutto era pronto per lo scontro che si
ebbe ben presto e che, in un primo tempo, fu favorevole agli
ateniesi. Nel 414 a.C., infatti, l'esercito e la flotta
ateniese assediarono Siracusa.
L'assedio si protrasse a lungo ma, grazie all'intervento dei
suoi alleati, e di una flotta spartana in particolare,
Siracusa non venne mai espugnata ed anzi, l'anno seguente, nel
413 a.C., la flotta di Siracusa e dei suoi alleati inferse una
dura sconfitta a quella ateniese; sconfitta che l'esercito
ateniese subì, nei giorni successivi, anche sulla terraferma.
L'assedio era stato ormai spezzato e la flotta ateniese era in
grave difficoltà tanto che subì un'ulteriore pesante sconfitta,
questa volta definitiva e che costrinse gli ateniesi dapprima
alla ritirata e, in seguito, alla resa definitiva.
CONSEGUENZE
La guerra era ormai finita e le conseguenze
principali che essa ebbe per Locri Epizefiri furono l'aver,
almeno per il momento, respinto il pericolo che ad essa veniva
da Reggio e, soprattutto, l'aver stabilito un rapporto
strettissimo con Siracusa; rapporto che verrà ancor di più
rinforzato agli inizi del IV sec. a.C. con il matrimonio tra
Dionisio I, tiranno di Siracusa, e la figlia di una illustre
famiglia dell'aristocrazia Locrese. |