Nel 398 a.C. l'alleanza tra Locri Epizefiri e Siracusa si
rafforzò ulteriormente grazie al matrimonio tra Dionisio I,
tiranno di Siracusa, e la fanciulla Doride, figlia di Seneto,
uno dei più illustri membri dell'aristocrazia Locrese.
Questo avvenimento fu di eccezionale importanza per la polis
di Locri che, nella prima metà del IV secolo a.C. trasse
notevoli vantaggi dai trionfi militari dell'alleato
Siracusano, diventandone il punto di riferimento per ogni
sua spedizione in Magna Grecia e, soprattutto, contro Reggio
ed i suoi alleati.
In cambio Locri fu sempre pronta a rispondere ad ogni
richiesta d'aiuto (mediante l'invio di truppe e di navi da
guerra) da parte dell'alleato, anche durante i continui
scontri tra le truppe di Dionisio I ed i Cartaginesi,
desiderosi di assumere il controllo dell'intera Sicilia.
In questo periodo, dunque, Locri riacquistò in parte
l'antico splendore degli anni successivi alla
battaglia della Sagra, riprendendo il controllo
del territorio di Kaulon (definitivamente distrutta da
Dionisio I nel 389 a.C.), di Hipponion (nel 388 a.C.) e di Skylletion (tra il 386 a.C. ed il 384 a.C.); espandendosi,
quindi, nuovamente verso nord a danno del territorio di
Crotone.
Nel frattempo l'esercito di Dionisio I espugnò Reggio (nel
386 a.C.), la quale perse definitivamente la propria
indipendenza, ricadendo direttamente sotto il controllo di
Siracusa e cessando di essere una minaccia per Locri
Epizefiri.
Senza più la minaccia reggina, e con la stessa potenza
crotoniate ormai al tramonto e costretta a difendersi dagli
attacchi continui di Dionisio I, Locri poteva riprendere a
prosperare in tranquillità.
Ma verso la metà del secolo un nuovo evento turbò la vita
della polis Locrese.
Nel 367 a.C., infatti, moriva Dionisio I, ed il suo figlio e
successore, Dionisio II, del padre aveva solo il nome; tant'è
vero che venne scacciato dai suoi concittadini Siracusani
nel 356 a.C.
Dionisio II, comunque, grazie al fatto che, pur non
essendosi dimostrato all'altezza del padre, era pur sempre
figlio di una donna appartenente ad una delle famiglie più
illustri dell'aristocrazia Locrese, trovò asilo presso la
città di Locri Epizefiri.
Ben presto, però, egli, desideroso di accumulare capitali
per finanziare il proprio rientro in Siracusa, prese il
potere instaurando a Locri Epizefiri la tirannide nel 352
a.C., scalzando dal potere l'aristocrazia che da
sempre governava Locri e rendendosi autore di numerose
angherie ed atrocità nei confronti della popolazione
Locrese.
Popolazione che, ormai esasperata, nel 346 a.C. si ribellò
al tiranno, massacrandone la famiglia durante una sua
assenza ed impedendogli il ritorno.
Tale avvenimento segnò una svolta per la storia della città
di Locri Epizefiri in quanto l'aristocrazia perse
definitivamente il potere a vantaggio di un ordinamento
democratico i cui organismi principali furono un consiglio (bulè), affiancato da
un'assemblea che comprendeva tutti i cittadini (demo).
In questo periodo, inoltre, Locri incominciò anche a
battere moneta,
soprattutto in considerazione della nuova importanza che il
commercio aveva assunto per la polis.
In conclusione, nonostante le vicissitudini non sempre
positive che si sono susseguite durante questa fase, si può
comunque affermare con certezza che il IV Secolo a.C. fu per Locri Epizefiri un
periodo di grande splendore e di una prosperità mai
raggiunta prima in tutti i campi: artistico, economico e,
soprattutto, culturale. In particolare, di
questo periodo storico, vanno ricordate le figure della poetessa
Nosside
e dei filosofi Echecrate,
Timeo
ed Arione, fondatori di una fiorente scuola di Pitagorismo
(introdotto a Locri all'epoca di Dionisio I) alla quale si
interessò lo stesso Platone che, stando a quanto attesta
Cicerone (De Finibus Bonorum et Malorum, V - 29, 87),
si recò di persona a Locri per apprenderne i fondamenti.
Ma tale periodo, purtroppo per
Locri, non durerà a lungo in quanto da nord nuove
popolazioni (i Bruzzi) minacciavano con sempre maggiore
insistenza il territorio Locrese e l'antico
alleato siracusano aveva ormai perso l'antica potenza;
mentre, contemporaneamente, Roma espandeva i suoi confini e
mirava già al controllo dell'intera Magna Grecia. |