Agli inizi del VI secolo ormai tutte le
principali polis della Magna Grecia che si affacciavano sul
Mar Ionio avevano raggiunto un elevato sviluppo economico,
culturale e demografico. Ciò, pertanto, spostava gli
interessi delle singole città verso l'ampliamento del
territorio da esse controllato.
Ma ormai tutti i territori
della Calabria dell'epoca ricadevano sotto l'influenza
di questa o quell'altra città; cercare di espandere il
proprio territorio significava, quindi, muovere guerra ad un'altra
polis.
Il VI secolo fu, dunque,
caratterizzato da grandi scontri tra le colonie della Magna
Grecia; scontri che stabilirono i nuovi equilibri ed i nuovi
rapporti di forza e che furono: la battaglia del fiume Sagra (lo scontro
tra Locri Epizefiri e Crotone), la distruzione di Siri
(operata da Sibari e Metaponto), lo scontro tra Crotone e Sibari (che si concluse con la distruzione di quest'ultima).
Come per tutti gli
avvenimenti di questo periodo, anche per gli scontri
militari non disponiamo di date precise; per quanto riguarda
la distruzione di Sibari gli studiosi, rifacendosi alle
fonti storiche, ritengono possa essere avvenuta intorno al
510 a.C., mentre è invece più difficile indicare una
data certa per gli altri due grandi scontri (da porsi intorno al 580-560 a.C.,
con la distruzione di Siri comunque antecedente alla
battaglia della Sagra)
LA BATTAGLIA DELLA SAGRA
Nel quadro degli scontri per l'espansione
territoriale rientra, quindi, la battaglia del fiume Sagra
(corso d'acqua non ancora identificato con precisione;
dovrebbe essere uno tra gli odierni Torbido, Amusa o Allaro)
combattuta tra gli eserciti di Locri Epizefiri e Crotone.
Siamo nella prima
metà del VI secolo e le due città, Locri e Crotone,
avevano raggiunto un elevato sviluppo economico e sociale;
entrambe si erano espanse territorialmente: Locri verso il
Tirreno, mentre Crotone verso sud, comprendendo nel suo
territorio la città di Kaulon (il cui nome rimanderebbe all'odierna Caulonia, situata a circa 25 km. dal sito dell'antica
Locri Epizefiri; in realtà le sue rovine sono state portate
alla luce presso l'odierno paese di Monasterace, che dista
dal sito dell'antica Locri circa 35 km), ultimo avamposto
crotoniate prima del territorio di Locri Epizefiri.
LE AREE D'INFLUENZA DELLE QUATTRO PRINCIPALI POLIS IN CALABRIA NEL VI SECOLO A.C.
In questo periodo si ha,
dunque, una situazione di stasi in quanto le due città non
avevano altre possibilità di espansione: Locri, una volta
completata l'espansione sul Tirreno, non poteva espandersi
oltre in quanto bloccata a sud da Reggio ed a nord,
appunto, da Crotone; stesso dicasi per Crotone, la quale a
nord si ritrovava la strada sbarrata da Sibari, mentre a sud
non poteva andare oltre Kaulon.
Con tali premesse e visto
che il desiderio di espansione era forte in entrambe la
guerra era solo questione di tempo.
A questo punto, però, si
deve tener conto di un altro elemento: la forza delle due
città. Infatti, nonostante entrambe godessero di una
florida situazione economica, dal punto di vista
demografico Crotone, rispetto a Locri, era una metropoli. La
popolazione di Locri Epizefiri, infatti, pur nel suo momento
di massima espansione, non superava di certo le 40.000 unità
e, pur con l'aiuto delle sub-colonie (e, forse, di Reggio,
almeno in questa periodo storico), il suo esercito non
superava i 10-15.000 uomini. Al contrario Crotone, potendo
attingere ad un bacino di risorse umane molto superiore, era
in grado di schierare un esercito di circa 120.000 uomini
(sono numeri, questi che ci sono stati tramandati,
probabilmente eccessivi rispetto alla realtà degli eventi
che furono ma testimoniano senz'altro un rapporto di forze
di molto sbilanciato a favore della polis crotonese).
Considerato anche che, in
questo periodo, la potenza militare di Sibari era quanto
meno pari a quella di Crotone, sembra quasi ovvio che
Crotone pose gli occhi su Locri, decisa a conquistarla e
convinta, vista anche la schiacciante superiorità, di
riuscirvi con estrema facilità aprendosi così la via verso
sud, verso Reggio.
Ma i crotoniati non
avevano fatto i conti con la forza e con l'istinto di
sopravvivenza di un popolo, quello locrese, che ben sapeva
che un'eventuale resa o sconfitta avrebbe coinciso con la
sua fine e che era, quindi, disposto a tutto pur di
respingere una simile eventualità.
I locresi, dunque, non si
fecero prendere dal panico e pianificarono al meglio la
difesa. Decisero di non attendere il nemico in città, all'interno
delle mura; ritennero, a ragione, che non sarebbero stati in
grado di tenere a bada la schiacciante superiorità dei
crotoniati che, prima o poi, sarebbero riusciti a far
breccia nelle mura.
Si decise quindi per lo
scontro in campo aperto, e qui i comandanti locresi
compirono il loro capolavoro; scelsero, infatti, un punto
lungo il fiume Sagra stretto fra il mare da una parte e le
ultime pendici delle montagne dall'altra, un punto dove
era impossibile dispiegare un gran numero di forze.
In quel punto si schierò
l'esercito locrese in attesa del nemico crotoniate. L'esercito
crotoniate arrivò in quel punto e, come previsto dai
comandanti locresi, non poté dispiegarsi e
quindi esprimere tutta la sua potenza e superiorità. A
questo punto furono i locresi a lanciarsi all'attacco, con
la rabbia ed il
furore di chi sa di non avere più nulla
da perdere, ed in breve riuscirono a far breccia nella parte
centrale dello schieramento nemico, ferendone il comandante
in capo, Leonimo, e gettando nello sconforto l'intero
esercito avversario (del quale bisogna anche considerare la
situazione psicologica di chi, sicuro di vincere, si trova
dinanzi ad una rovinosa sconfitta) che, ormai in rotta,
veniva preso alle spalle dalla cavalleria locrese.
Fu una vittoria talmente
straordinaria ed inaspettata che numerosi furono i racconti
e le leggende che su di essa fiorirono; tra queste va citata
la Leggenda dei
Dioscuri. Vuole, infatti, la tradizione che,
durante la battaglia, tra le migliaia di contendenti, si
ergessero due giovani, armati diversamente dagli altri, che
non davano tregua ai soldati crotoniati e che, una volta
conclusasi la battaglia, sparirono nel nulla. Questi giovani
vennero subito identificati con i
Dioscuri, Castore e
Polluce, gemelli figli di Zeus e di Leda, moglie di Tindaro,
re di Sparta e fratelli di Elena e Clitennestra.
CONSEGUENZE
La sconfitta di Crotone comportò,
ovviamente, pesanti conseguenze sul piano del controllo del
territorio. Locri, infatti, espanse il suo controllo molto
più a nord di quanto non avesse mai fatto, inglobando sotto
la sua influenza Kaulon e, probabilmente, Skylletion sulla
costa Ionica e Terina e Temesa (anche se i dubbi al riguardo
sono molti) sulla costa tirrenica; arrivando così a
controllare il territorio posto tra i golfi di Squillace e
di S. Eufemia. A sud, invece, almeno in questa fase, Locri
aveva stretto rapporti di buon vicinato con Reggio (salvata, grazie alla vittoria locrese, da una
successiva avanzata crotoniate).
La situazione era quindi
florida per Locri Epizefiri che, infatti, visse in questi anni tra la
metà del VI secolo e la sua fine (Crotone sconfisse Sibari
intorno al 510 a.C. riacquistando l'antica forza), un
periodo di grande prosperità.
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